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PRESSIONE ALTA COSA FARE PER FARLA ABBASSARE SUBITO

Sono molte le persone che soffrono di pressione alta e si chiedono spesso come si può fare per abbassarla in tempo breve. La pressione alta, anche occasionale, è un fattore preoccupante per il nostro organismo, poiché inficia sul buon funzionamento del cuore e a lungo termine può portare a soffrire di malattie cardiovascolari. Quando il sangue scorre in modo anomalo nel sistema cardiovascolare, allora subentra un problema di ipertensione che si riscontra quando c’è almeno uno di questi casi:

  • La pressione sistolica – o massima – è maggiore o uguale a 140 mmHg;
  • La pressione diastolica – o minima – è maggiore o uguale a 90 mmHg.

Questi due parametri sono molto importanti per tenere sotto controllo la pressione arteriosa: la pressione massima indica la forza con cui il cuore pompa il sangue, mentre la minima esprime la rigidità del “letto vascolare”, che contiene capillari, venule e vene.

Chi soffre di pressione alta riscontra una serie di sintomi dovuti alla difficoltà del proprio sistema cardiocircolatorio di adattarsi a stimoli esterni, quali:

  • Stanchezza;
  • Palpitazioni;
  • Cefalea;
  • Disturbi visivi;
  • Vertigini;
  • Ronzii.

È di fondamentale importanza tenere sotto controllo la pressione, poiché l’Ipertensione è un fattore di rischio per l’insorgenza di malattie anche gravi, come l’ICTUS. Il consiglio è quello di farsi misurare regolarmente la pressione dal proprio medico di fiducia o di dotarsi di un misuratore di pressione domiciliare clinicamente validato e preciso, che rilevi anche l’eventuale Fibrillazione Atriale, altro fattore di rischio ICTUS.

COSA FARE PER FARE ABBASSARE SUBITO LA PRESSIONE?

I sintomi legati alla pressione alta devono essere un campanello d’allarme per cercare di intervenire nel modo più tempestivo possibile, in modo tale da evitare conseguenze gravi. Puoi eseguire queste semplici manovre capaci di risolvere momentaneamente il problema:

  • Bere un bicchiere d’acqua. Questo perché l’ipertensione è causata anche dalla disidratazione; quando l’organismo perde più acqua di quanto dovrebbe, la quantità di sangue nei vasi diminuisce.
  • Immergere i piedi in acqua calda per 15 minuti per richiamare l’afflusso di sangue verso il basso e non verso la testa.
  • Fare respiri profondi. E’ consigliato sedersi con la schiena ben dritta, posizionare gli indici sulla parte cartilaginea delle orecchie e fare respiri profondi. Durante l’espirazione, emettere un sibilo simile a quello di un’ape, la cosiddetta “ape sibilante”, continuando a premere la cartilagine dell’orecchio.
  • Sdraiarsi a terra, rilassare le gambe e allargare le braccia. Inspirare profondamente tentando di rilassare ogni singola parte del tuo corpo, si ridurrà la frequenza cardiaca.
  • Massaggiare viso e collo. Iniziare a massaggiare il collo arrivando fino al lobo dell’orecchio con movimenti circolari in senso antiorario.

Se la Pressione Arteriosa continua ad alzarsi superando i valori normali fino ad arrivare oltre 160/100 mmHg, si tratta di crisi ipertensiva. In questi casi, è consigliabile rivolgersi tempestivamente al proprio medico di fiducia che saprà consigliare il da farsi, ad esempio potrà essere controllata adottando una terapia farmacologica.

IL CONTROLLO DELLA PRESSIONE COME STRATEGIA PREVENTIVA

Il controllo e monitoraggio della pressione è un fondamentale passo contro il rischio di Ipertensione, poiché permette di verificare lo stato di salute del proprio sistema cardiocircolatorio e di intervenire tempestivamente in caso di valori anomali.

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LE DONNE SONO PIU’ COLPITE DA ICTUS: GLI STUDI

Si parla di “problemi di cuore”. Purtroppo, non sempre per raccontare storie di passioni e grandi amori ma, anche, per ricordare l’insorgenza di malattie cardiovascolari. Purtroppo, sembra che le donne, contrariamente a quanto si pensi, siano più esposte degli uomini al rischio di patologie cardiache. I numeri sono davvero elevati: secondo dati del 2021, ogni anno in Italia 124mila donne vengono colpite da infarto (una ogni 5 minuti) e 70mila subiscono un ICTUS, dati sufficienti a testimoniare la “fragilità” del cuore femminile e i rischi correlati. Il quadro è stato peggiorato dalla pandemia da Covid-19: le statistiche confermano, infatti, che l’insorgenza di patologie cardiache femminili negli ultimi mesi può essere ricondotta anche alle condizioni di enorme stress generato dal Coronavirus. Analogamente, è accertato che il timore del contagio ha tenuto migliaia di pazienti cardiopatiche lontane dalle strutture ospedaliere e che migliaia di visite mediche, esami, impianti di dispositivi salvavita, come il peacemaker, sono stati sospesi o rinviati, con esiti spesso irreversibili. A rincarare la dose sul maggior rischio delle donne di incorrere in un ICTUS, vi è una ricerca, pubblicata su Neurology, dall’autrice Cheryl Bushnell, professore associato di neurologia al Wake Forest Baptist Medicai Center di Winston-Salem, North Carolina. La professoressa Bushnell, afferma sì, che gli ICTUS colpiscono più le donne, ma anche che queste ultime sopravvivono con una qualità di vita peggiore rispetto agli uomini che subiscono un ICTUS.

Nello studio è stata appunto paragonata la qualità della vita nelle donne e negli uomini dopo un ICTUS o un TIA (Attacco Ischemico Transitorio) analizzando 1.370 pazienti fra i 56 e i 77 anni di età tenendo conto dell’autonomia residua del paziente come la capacità di muoversi, di aver cura di sé, di svolgere le normali attività quotidiane, e di aspetti quali la depressione, l’ansia e il dolore.  Purtroppo, è emerso che nelle donne la qualità della vita misurata a distanza di un anno dall’evento risultava peggiore: a 3 mesi dall’ICTUS le donne, rispetto agli uomini, avevano maggiori problemi di mobilità e livelli più elevati di dolore, disagio, ansia e  depressione, soprattutto oltre i 75 anni. A un anno dall’evento, la qualità della vita nelle donne continuava ad essere peggiore rispetto agli uomini, a prescindere dall’età.

‘Negli anni, le cure dopo un ICTUS sono indubbiamente migliorate e in modo sempre più efficiente ma, come sostiene Paola Santalucia, specialista in Neurologia e Cardiologia all’Ospedale Policlinico di Milano e vicepresidente di ALT- Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus, ci deve essere un’ulteriore evidenza della differenza di sesso e di genere nelle manifestazioni della malattia cerebrovascolare. L’attenzione della comunità scientifica non può più prescindere dalla valutazione delle differenze di genere che riguardano l’ICTUS sia per quanto concerne la distribuzione dei fattori di rischio che le manifestazioni di malattia e la disabilità residua. Deve esserci maggiore attenzione alle cure che prevedono un approccio di genere efficace per migliorare l’intervento sanitario sia negli uomini che nelle donne.

Ovviamente per evitare l’insorgenza di ICTUS sia per le donne ma anche per gli uomini la parola d’ordine rimane, come sempre, prevenzione.

Secondo la World Stroke Organization il 50% degli ICTUS è evitabile. Fare prevenzione è dunque possibile, escludendo gli ICTUS dovuti a cause genetiche e dunque non prevenibili, l’incidenza di ICTUS cerebrale può essere contrastata con la prevenzione primaria.

Per prevenzione primaria si intende l’eliminazione dei fattori di rischio come il fumo di sigaretta, ma anche svolgere regolare esercizio fisico, seguire un’alimentazione equilibrata che eviti l’accumulo di colesterolo, tenere sotto controllo peso corporeo e Pressione Arteriosa. Monitorare la salute cardiovascolare soprattutto con l’avanzare dell’età è molto importante. In questo modo si potrà anche escludere o eventualmente diagnosticare la Fibrillazione Atriale, un altro importante fattore di rischio ICTUS.

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LONG COVID CARDIOVASCOLARE: COSA SAPERE

Il Long Covid è una condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano o si sviluppano dopo un’infezione acuta di Covid 19:

  • se i sintomi continuano a manifestarsi oltre quattro settimane dall’infezione fino a 12 settimane, si parla di malattia Covid 19 sintomatica persistente;
  • se i sintomi si prolungano per più di 12 settimane e non possono essere spiegati da nessun’altra condizione, si parla di “Sindrome post Covid”.

    Il Long Covid include entrambe queste condizioni.

I sintomi generali più frequenti includono:

  • astenia importante e persistente
  • aumento Pressione Arteriosa
  • inappetenza
  • debolezza muscolare
  • febbre
  • dolori diffusi
  • mialgie
  • peggioramento della qualità della vita
  • “nebbia mentale”, problemi di memoria e difficoltà a concentrarsi
  • perdita dell’olfatto e del gusto

Alcuni sintomi del Long Covid sembrano simili a quelli della Sindrome da fatica cronica, tuttavia, rispetto a questa, il Long Covid sembra manifestarsi con uno spettro più ampio di sintomi.

Importanti sembrano essere le conseguenze neurologiche (cefalea, ansia e stress, oltre alle difficoltà di concentrazione e attenzione) e cardio-respiratorie (dolore al petto, tachicardia e palpitazioni, dispnea, aritmie, ICTUS e tosse persistente). Non è ancora chiaro se tutto ciò sia conseguenza di un danno esercitato direttamente dal virus contro uno o più organi, o dalla risposta immunitaria innescata sempre dal virus.

Nonostante il vasto impatto sulla popolazione, e sebbene sia stata riconosciuta come una entità clinica specifica, le conoscenze sul Long Covid sono tuttora scarse e oggetto di numerose indagini ma è bene parlarne e fare ricerca.

LONG COVID CARDIOVASCOLARE

Una ricerca osservazionale pubblicata su Nature Medicine e coordinata da Ziyad Al-Aly della Washington University di St. Louis, nel Missouri, ritiene che l’aumento della probabilità di sviluppare un ICTUS nell’anno dopo l’infezione da Covid sale del 52% rispetto alla popolazione di controllo, il che vuol dire che su 1000 persone ci sono 4 soggetti in più che vanno incontro al problema cerebrale.

La ricerca colpisce per la potenziale durata degli effetti di Covid 19 anche dopo che il quadro infettivo si è risolto. Infatti, oltre ai dati preoccupanti sulle probabilità di sviluppare un ICTUS o uno scompenso cardiaco, si è osservato anche un incremento del rischio di aritmie e dei processi coagulativi, oltre ad un maggior tasso di infiammazione come miocarditi e pericarditi.

Quello che si sta scoprendo, giorno dopo giorno, è il peso delle conseguenze sul muscolo cardiaco legate all’infezione da Covid, anche a distanza di mesi: si parla di Long Covid cardiovascolare, per segnalare come occorra seguire nel tempo non solo chi ha superato l’infezione e già aveva problemi di salute al cuore ed arterie, ma anche per quanti iniziano a manifestare segni e sintomi di sofferenza cardiaca legati ai postumi dell’infezione virale e della risposta dell’organismo. I principali sintomi cardiovascolari riguardano il senso di oppressione e di dolore al petto, tachicardia e palpitazioni al minimo sforzo, aritmie e brusche variazione della Pressione Arteriosa.

Uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology portato avanti da un gruppo di esperti americani, ha identificato con il termine PASC (Sequele Post Acute da Sars-CoV-2) il Long Covid di tipo cardiovascolare.

Gli esperti hanno provato a dividere la PASC in due popolazioni, proponendo strade diverse per il monitoraggio della situazione. La prima coinvolge chi presenta una vera e propria patologia cardiovascolare che giustifica i disturbi noti con sintomi nuovi o in peggioramento e se il paziente ha avuto complicanze cardiache documentate durante l’infezione da Covid, nella seconda, invece, gli esami diagnostici standard non identificano una malattia cardiaca specifica ma sono presenti sintomi tipici come tachicardia, intolleranza all’esercizio, dolore toracico e mancanza di respiro.

In tutti i casi sono necessari test che andrebbero sempre eseguiti dopo l’infezione, per monitorare a distanza il benessere cardiovascolare.

COSA FARE SE SI E’COLPITI DA LONG COVID CARDIOVASCOLARE

In chi affronta il Long Covid, oltre che con i classici esami di laboratorio, la situazione andrebbe valutata attraverso elettrocardiogramma, ecocardiografia, studio del ritmo cardiaco e test respiratori, con visita cardiologica mirata in caso di alterazioni evidenti. Particolare attenzione andrebbe riservata a chi presenta tachicardia, aritmie come la Fibrillazione Atriale e bassa resistenza allo sforzo fisico, visto che queste condizioni portano la persona alla classica “sindrome da divano”. Occorre evitare che subentri una forte sedentarietà, legata all’intolleranza allo sforzo, che può far precipitare la situazione cardiocircolatorie. Inizialmente è consigliato l’esercizio in posizione sdraiata o semi-sdraiata, come ciclismo, nuoto o canottaggio, per poi passare all’esercizio in posizione eretta man mano che migliora la capacità di stare in piedi senza affanno. Anche la durata dell’esercizio dovrebbe essere inizialmente breve (10/15 minuti al giorno), con aumenti graduali.

L’assistenza alle persone affette da Covid-19 non deve concludersi al termine della convalescenza e dell’isolamento ma è importante che queste persone vengano seguite a posteriori. Il medico di famiglia può consigliare l’inserimento in uno dei numerosi studi clinici disponibili in ogni città per il monitoraggio e la ricerca sul Long Covid.

Una stretta cooperazione interdisciplinare è necessaria per l’assistenza completa delle persone che risentono del Long Covid: equipe di specialisti provenienti da più discipline offrono la loro assistenza a chi ancora soffre a causa dell’infezione da SARS-CoV-2.

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GIORNATA MONDIALE CONTRO L’IPERTENSIONE: LINEE GUIDA PER PREVENIRLA

Il 17 maggio è la Giornata Mondiale contro l’Ipertensione, un momento importante promosso ogni anno dalla World Hypertension League, per comunicare in tutto il mondo l’importanza del controllo della Pressione Arteriosa. Soprattutto in questa giornata, Farmacie, sanitarie, medici, operatori sanitari cooperano in tutto il mondo con l’obiettivo di informare sulla prevenzione all’Ipertensione, la sua individuazione e il suo trattamento.

L’Ipertensione è una condizione caratterizzata da un aumento dei valori pressori costantemente e ripetutamente maggiori di 140/90mmHg. L’Ipertensione è un fattore di rischio ICTUS molto diffusa nella popolazione, non solo anziana. I dati del Ministero della Salute parlano del 31% di italiani ipertesi e del 17% in una condizione “borderline”, ovvero in una condizione a rischio.

Può succedere che non ci si accorga di essere ipertesi per un lungo periodo e spesso l’Ipertensione Arteriosa è rilevata in modo casuale.

Se l’Ipertensione rimane non trattata per anni, si producono danni cardiaci e vascolari, ad esempio ICTUS cerebrale emorragico, insufficienza cardiaca, infarto cardiaco, retinopatia e insufficienza renale. Le conseguenze dell’Ipertensione Arteriosa possono essere prevenute con uno stile di vita corretto.

COME POSSIAMO PREVENIRE IL RISCHIO DI IPERTENSIONE? LINEE GUIDA

  1. Misurare la Pressione Arteriosa per riconoscere precocemente un suo aumento è il primo semplice passo per una corretta prevenzione. Controllare la pressione in modo regolare è facile e alla portata di tutti! Basta dotarsi di un misuratore di pressione con un alto grado di precisione, perché l’attendibilità e la precisione dei valori pressori è importante. In commercio esistono svariate tipologie di misuratori ma pochi rispettano rigidi protocolli di precisione e sensibilità e/o sono adatti a pazienti difficili come diabetici, anziani, dializzati, donne in gravidanza e con preeclampsia.
    Anche le farmacie offrono il servizio di misurazione della pressione e possono aiutare nel monitoraggio continuo e regolare. Sapevi che durante la Giornata Mondiale dell’Ipertensione potrai recarti presso la tua farmacia di riferimento e richiedere il monitoraggio gratuito della Pressione Arteriosa e della Fibrillazione Atriale con un misuratore Microlife, validato secondo i protocolli ISO e BIHS?
  2. 30 minuti di attività fisica al giorno come camminare, nuotare, andare in bicicletta, possono ridurre da soli la Pressione Arteriosa. L’attività fisica regolare aiuta a rendere le arterie più elastiche, meno esposte all’indurimento e alla formazione di trombi e agisce inoltre positivamente a livello psicologico, sconfiggendo l’ansia e lo stress. Per contrastare il rischio di problemi cardiovascolari acuti è necessario che il programma di attività fisica venga stabilito da un medico e che sia graduale sia per l’intensità che per i tempi di attuazione. Chi soffre di pressione alta dovrebbe praticare esercizi ad elevata componente aerobica come la marcia, il ciclismo, il jogging, ecc ma non attività di potenza.
    Una qualsiasi attività che permetta di fare un po’ di movimento, anche se solo per pochi minuti al giorno come prendere i mezzi pubblici per andare al lavoro scendendo una fermata prima della destinazione, fare le scale e non prendere l’ascensore, utilizzare la bicicletta quando è possibile, curare il giardino o l’orto, è meglio della più completa inattività fisica. Un’attività fisica regolare e di buona intensità è in grado di ridurre i valori pressori fino a 6 – 7 mmHg.
  • Mangiare in modo sano ed equilibrato assumendo grassi (saturi di origine animale: burro, formaggi e carni rosse) in quantità contenuta, ma non eliminandoli completamente dalla dieta. I cibi poveri di grassi comprendono quelli ricchi di amidi e fibre, che contengono generalmente anche vitamine e minerali. Per questo cercare di mantenere l’apporto di proteine, preferibilmente di origine vegetale (legumi come fagioli, lenticchie, ceci, fave, piselli, ecc..) rispetto a quelle di origine animale. Privilegiare il pesce almeno due volte alla settimana ed evitare di utilizzare sale ove possibile o evitare alimenti preconfezionati, in salamoia che hanno un altissimo contenuto di sale. Il sale incide in modo negativo sull’aumento di pressione.
  • La perdita di peso per alcune persone costituisce il mezzo per tenere sotto controllo la pressione ma anche, in alcuni casi, per ridurre il quantitativo di medicinali da assumere. Essere in sovrappeso costringe il cuore a lavorare di più per pompare il sangue in tutto il corpo. È dimostrato che 10 chili di peso in meno portano ad un abbassamento della pressione arteriosa di 5-10mmHg.
    Mantenere un BMI (Indice di Massa Corporea) di 25 o inferiore e un girovita di 102cm per gli uomini e di 88 cm per le donne è raccomandato ai normotesi per prevenire l’insorgenza di Ipertensione e agli ipertesi per ridurla. La perdita di peso è strettamente legata ad una corretta alimentazione, ad una costante attività fisica e in generale ad uno stile di vita sano.

  • Il fumo di una singola sigaretta è in grado di aumentare rapidamente i valori di Pressione Arteriosa e di Frequenza Cardiaca. Il monossido di carbonio, che costituisce dal 2% al 6% del fumo di sigaretta, lega l’emoglobina, riducendo la capacità di trasporto dell’ossigeno nei fumatori. Infatti, dopo ogni sigaretta la Pressione Arteriosa aumenta per 15 minuti. Inoltre, il fumo favorisce l’arteriosclerosi che provoca il restringimento delle arterie aumentando il rischio di avere un infarto o un ICTUS.

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HOLTER ECG, COME UTILIZZARLO?

COS’E’ L’HOLTER ECG

L’Holter cardiaco, conosciuto anche come ECG Holter o elettrocardiogramma dinamico secondo Holter, è un elettrocardiogramma che permette la registrazione continua, mediante un piccolo registratore portatile, dell’attività elettrica del cuore e della frequenza cardiaca nell’arco di 24 ore, generalmente dal mattino al mattino successivo.

Questo esame viene eseguito per lo studio delle aritmie cardiache, a comparsa sporadica, per valutare se al sintomo percepito si associano anomalie del ritmo cardiaco come: tachicardia sinusale, la bradicardia sinusale, la Fibrillazione Atriale. L’esame viene anche eseguito per evidenziare la eventuale presenza e gravità di aritmie che si possono associare a malattie cardiache quali cardiopatia ischemica, cardiomiopatie, malattie genetiche del cuore.

E’ importante sapere che la registrazione normalmente dura 24 ore, ma l’esame può essere eseguito anche per durate più lunghe, a seconda delle indicazioni del medico laddove sia necessario un periodo di osservazione più lungo. Alcuni centri, eseguono anche registrazioni della durata di 7 giorni, utilizzate soprattutto per la ricerca-valutazione di aritmie quali la Fibrillazione Atriale parossistica, nota come Fibrillazione Atriale intermittente, cioè una forma caratterizzata dall’interruzione spontanea dell’aritmia, da episodi sporadici, può durare fino a 7 giorni, per lo più entro 24-48 ore.

IN QUALI CASI UTILIZZARE L’HOLTER ECG

L’elettrocardiogramma con Holter nelle 24 ore è quindi indicato per:

  • il rilevamento di aritmie cardiache (da quelle ipocinetiche, in cui la frequenza del battito è inferiore alla media, alle tachiaritmie, in cui è superiore alla media che, generalmente, è compresa tra i 60 e 100 battiti al minuto);
  • lo studio di alterazioni discontinue del ritmo cardiaco;
  • la diagnosi di cardiopatie ischemiche, soprattutto in quei casi in cui si manifestano in maniera silente, cioè non accompagnate da una sintomatologia importante come il classico dolore anginoso);
  • l’approfondimento di disturbi come cardiopalmo, dolore al torace, vertigini;
  • il controllo del funzionamento di dispositivi impiantati come il pacemaker;
  • il monitoraggio di parametri cardiaci che possono essere alterati dall’utilizzo di antibiotici o farmaci neurologici,
  • documentare alterazioni secondarie dovute a una scarsa perfusione del muscolo cardiaco. L’eventuale inefficienza nella perfusione del cuore potrebbe associarsi ad una presenza di malattie delle coronarie e a ischemia miocardica.

COME SI USA L’HOLTER

L’esame viene eseguito ambulatorialmente e non richiede alcuna preparazione specifica.

Il battito cardiaco viene registrato attraverso un piccolo registratore collegato a cavi con elettrodi che vengono applicati sul torace anteriore. Una volta posizionato correttamente l’holter cardiaco e avviata la registrazione, si può tornare a casa.

L’indicazione del medico è quella di svolgere le normali attività quotidiane in modo da ottenere informazioni veritiere sul comportamento del cuore. Sarà così possibile valutare se e in quali circostanze si presentano i disturbi presi in esame.

Il medico consegnerà inoltre una sorta di diario dove riportare le attività svolte nei vari momenti della giornata e gli eventuali sintomi percepiti. È utile annotare anche gli orari in cui è stato percepito un determinato sintomo. Percependosi “sotto esame”, molte persone sono tentate di praticare attività differenti dal solito ma purtroppo può essere controproducente per il successo dell’esame. Infatti, cambiare attività quotidiane potrebbe generare risultati “falsati” e impedire di individuare alcune specifiche cause all’origine di determinati sintomi.

COSA DA SAPERE QUANDO SI APPLICA L’HOLTER

  • Con l’holter cardiaco non si deve fare la doccia, né lavare il torace e in generale si deve fare in modo di non bagnare registratore ed elettrodi: l’azione dell’acqua può infatti essere dannosa per il dispositivo e per la registrazione dei dati. Inoltre, sempre per garantire la corretta applicazione di tutti i suoi componenti, non bisogna dedicarsi ad attività che comportino ad una sudorazione eccessiva.
  • Gli elettrodi devono restare costantemente aderenti e in posizione. È opportuno che prima della loro applicazione la pelle sia pulita, priva di creme o altri prodotti idratanti e depilata. Per quanto riguarda in modo specifico le donne, il reggiseno non deve essere dotato di ferretto metallico.
  • Per la migliore applicazione possibile del dispositivo, è bene vestirsi con abiti comodi e non aderenti: in questo modo, sia l’apparecchio che gli elettrodi potranno restare nascosti e sarà più facile mantenere gli elettrodi in posizione.
  • È bene dormire in posizione supina, quindi sulla schiena, oppure sul fianco destro.
  • Gli elettrodi non devono essere staccati: quindi attenzione a non toccarli, urtarli o spostarli per errore. Anche se è opportuno impegnarsi per evitare questa eventualità, non si tratta di qualcosa di allarmante. Non è detto infatti che la qualità della registrazione ne risulti per forza alterata. Se possibile, il paziente deve riapplicarli nella posizione dove si trovavano precedentemente, o quantomeno il più vicino possibile: il segno lasciato sulla pelle dovrebbe aiutare in tal senso.
  • Raramente può succedere che il registratore si stacchi: è quindi indicato non manipolare eccessivamente il dispositivo. In ogni caso, se accadesse, non bisogna reinserire la batteria all’interno perché comporterebbe il reset dell’apparecchio e la conseguente cancellazione dei dati registrati fino a quel momento.
  • Durante un holter cardiaco alcune persone possono dover sospendere un’eventuale terapia farmacologica. Tutto dipende dal responso del cardiologo di riferimento. In genere non avviene la sospensione dei trattamenti proprio per verificare in sede d’esame l’efficacia del trattamento in corso.
  • Si possono utilizzare come sempre dispositivi elettronici come smartphone, pc, tablet, ecc… in quanto l’utilizzo di questi dispositivi non invalida in alcun modo la registrazione dell’holter cardiaco.

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COSA FARE IN CASO DI PRESSIONE BASSA

La Pressione Arteriosa dipende dalla forza con cui il cuore pompa il sangue nelle arterie. Corrisponde, quindi, alla pressione esercitata nelle arterie durante le sue due fasi di lavoro: contrazione del ventricolo sinistro del cuore (pressione sistolica o “massima”) e suo rilassamento (pressione diastolica o “minima”). Ecco perché la Pressione Arteriosa si misura attraverso due valori: la massima (sistolica) e la minima (diastolica). I valori normali della Pressione Arteriosa per l’età adulta sono 115-140 mmHg come massima (pressione sistolica) e 75-90 mmHg come minima (pressione diastolica).

Si parla di Ipotensione si intendono quando i valori della Pressione Arteriosa sono inferiori a quelli considerati normali: pressione massima (sistolica) a riposo uguale a 100 mmHg e/o pressione minima (diastolica) inferiore a 60 mmHg.

Ma cosa succede in caso di pressione troppo bassa? Il sangue non riesce a circolare in modo corretto e i tessuti periferici e gli organi non ricevono abbastanza ossigeno e tendono ad andare in sofferenza. I sintomi tipici della pressione bassa come vertigini, svenimento, vista sfuocata sono legati alla scarsa ossigenazione delle cellule del cervello.

Perché si soffre di pressione bassa

Il valore della Pressione Arteriosa varia continuamente: alcune condizioni come la posizione del corpo, il ritmo del respiro, lo stress, la condizione fisica generale, i farmaci, il tipo di alimentazione e l’orario della giornata possono influire sul valore della pressione del sangue. La pressione, infatti, di solito è più bassa di notte e si rialza bruscamente al risveglio.

L’Ipotensione può essere distinta in base alle cause che la provocano in:

  • Ipotensione ortostatica, ovvero l’improvviso calo pressorio che si manifesta a seguito del passaggio dalla posizione seduta o sdraiata a quella in piedi che può presentarsi per varie ragioni, tra queste la disidratazione, un prolungato periodo di tempo trascorso a letto o seduti con le gambe incrociate o in posizione accovacciata, la gravidanza, il diabete, problemi cardiaci, caldo eccessivo, presenza di estese vene varicose e alcuni disturbi neurologici; questa si verifica soprattutto in adulti di età superiore a 65 anni;
  • Ipotensione postprandiale, ovvero l’improvviso calo pressorio dopo aver mangiato, comune negli anziani, in particolare in quei soggetti che soffrono di Ipertensione o di disturbi del sistema nervoso autonomo come il morbo di Parkinson;
  • Ipotensione neurologica mediata, che si verifica in bambini e giovani dopo un lungo periodo di tempo in piedi.

Altre cause di Ipotensione possono essere di natura psicologica o neurologica. Un evento improvviso e stressante, uno spavento, una notizia nefasta inattesa o un’elevata sensibilità nei confronti di particolari oggetti (come aghi, sangue, lame ecc.) o situazioni (esecuzione di interventi odontoiatrici o medicazioni, vicinanza o contatto con animali ritenuti raccapriccianti ecc.) possono innescare la cosiddetta “reazione vagale”, ossia un’attivazione del nervo vago che, tra le sue molte funzioni, ha anche quella di modulare la frequenza cardiaca.

Ci sono anche alcune condizioni particolari che possono essere a loro volta causa di Ipotensione:

  • gravidanza, poiché il sistema cardiovascolare subisce rapidamente modifiche dimensionali
  • disturbi cardiaci, come ad esempio il battito cardiaco lento (bradicardia), problemi alle valvole cardiache, infarto?e arresto cardiaco
  • problemi endocrini, come ad esempio disturbi alla tiroide e malattie delle paratiroidi, insufficienza surrenalica (morbo di Addison), basso livello di zuccheri nel sangue (ipoglicemia) e, in alcuni casi, il diabete
  • disidratazione, ovvero quando l’organismo perde più liquidi di quelli che assume: febbre, vomito, diarrea acuta, uso eccessivo di diuretici ed eccesso di attività fisica possono esserne la causa
  • perdita di sangue, come può succedere a seguito di una grave ferita o di un’emorragia interna
  • grave infezione (setticemia)
  • grave reazione allergica (anafilassi), in corso della quale l’ipotensione può essere accompagnata da problemi respiratori, orticaria, prurito, gonfiore alla gola
  • carenza di vitamina B-12

Cosa fare se hai la pressione bassa

In caso di pressione bassa è importante prevenire e cercare di evitare comportamenti e situazioni che possono scatenarla. Per questo è importante:

  • evitare di alzarsi rapidamente dalla posizione seduta o dalla posizione sdraiata, per esempio dal letto, dal divano ed evitare di chinarsi o cambiare la posizione del corpo repentinamente;
  • utilizzare due cuscini o dei libri pesanti sopra il cuscino quando si dorme o ci si riposa per avere la testa più in alto di almeno 15 cm;
  • fare pasti leggeri e frequenti e sdraiarsi o sedersi per un po’ di tempo dopo la fine del pasto;
  • bere molta acqua;
  • evitare stare seduti o in piedi per lungo tempo;
  • evitare di bere bevande contenenti caffeina o di fumare, specialmente la sera e prima di andare a dormire;
  • evitare di bere troppi alcolici, in quanto hanno un effetto vasodilatatore;
  • evitare fare attività fisiche molto stancanti: attraverso il sudore si perde il potassio, un minerale fondamentale per il benessere dell’organismo. A questo proposito si consiglia l’assunzione di integratori a base di potassio, magnesio e sali minerali;
  • evitare di rimanere troppo a lungo in un ambiente caldo, soprattutto se il calore è accompagnato anche da un elevato tasso di umidità, come nel caso di una giornata estiva molto afosa, una serra, fare un bagno o una doccia bollenti un po’ troppo prolungati, un vagone della metropolitana nell’ora di punta.

Anche l’alimentazione ha un ruolo fondamentale per il controllo della pressione bassa.

Sono consigliati gli alimenti ricchi di acqua e sali minerali, come la frutta e la verdura a foglia verde, tra cui zucchine, lattuga e spinaci. Vanno bene arance, limoni, fragole, kiwi e ciliegie e sono molto consigliati anche la frutta secca e i bastoncini di liquirizia al naturale, da mangiare come spuntino a metà mattina e/o pomeriggio. Sempre a livello di alimenti facciamo presente che alleati della salute in caso di abbassamento della pressione sono il ferro, l’acido folico e le vitamine B12 e C, che contribuiscono a rafforzare le difese immunitarie e a donare maggiore energia all’organismo.

In caso di calo glicemico molto spesso viene consigliata una bustina di zucchero, caramelle molto dolci o un bicchiere di coca cola quando si ha la percezione di perdere i sensi, ma non sempre funziona.

Benché possa sembrare strano, visto che generalmente tra i consigli per chi ha la pressione bassa c’è quello di mangiare per farla alzare, anche il cibo può essere responsabile dell’abbassamento della pressione. Un pasto abbondante, infatti, specie se ricco di carboidrati, può concludersi con episodi di ipotensione. In questo caso, l’origine del calo pressorio anomalo è legata alla massiccia secrezione di insulina, promossa dallo zucchero ingerito e al richiamo di grandi quantità di sangue a livello dell’apparato gastroenterico a supporto della digestione, che viene così sottratto alla circolazione generale. Bisognerebbe stare attenti a evitare i cosiddetti “picchi glicemici”, che spesso sono seguiti da un brusco calo della pressione (eventualmente approfondire).

Conclusioni

Se è vero che la pressione bassa non è pericolosa per la salute come può essere la pressione alta, l’Ipotensione non va comunque sottovalutata, perché come abbiamo visto, può dare alcuni disturbi molto fastidiosi: basta una variazione di soli 20 mmHg per causare vertigini e svenimento, perché il cervello non riceve un adeguato apporto di sangue.

Se si hanno spesso sintomi come vertigini, capogiri, sensazione di svenimento, vista sfuocata, confusione mentale, nausea e problemi di concentrazione, è importante verificare se si soffre di pressione bassa, monitorandola con misuratori di pressione affidabili e certificati e rivolgersi al proprio medico per capire se c’è una causa specifica che si può trattare.


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LINEE GUIDA ALLA SCELTA DEL BRACCIALE PER LA MISURAZIONE DELLA PRESSIONE

È fondamentale sapere come misurare la Pressione Arteriosa in modo corretto, perché il risultato deve essere “giusto” e, quindi, analizzabile e utilizzabile dal medico. Ecco cosa si deve fare:

  • Misurare con apparecchi validati da società scientifiche internazionali, possibilmente anche per pazienti particolari (donne in gravidanza/pre-eclampsia, diabetici, dializzati, obesi, anziani, fibrillanti…)
  • Effettuare 5 minuti di riposo prima dell’auto misurazione della Pressione Arteriosa
  • 30 minuti di astensione da fumo, alcol, caffeina, te, pasti pesanti, esercizio fisico
  • Sedersi comodamente e con un supporto per la schiena, appoggiare il braccio sul tavolo a livello del cuore
  • Non accavallare le gambe
  • Restare immobili e senza parlare durante l’auto misurazione della Pressione Arteriosa
  • Effettuare ogni volta almeno 2 misurazioni consecutive, con una pausa di 1-2 minuti, o comunque, non inferiore a 15 secondi e calcolando la media.
  • Registrare i risultati su carta a meno che l’apparecchio non sia dotato di memoria
  • Evitare misurazioni in condizioni di stress (possono essere fuorvianti)
  • Utilizzare un bracciale di dimensioni adeguate al proprio braccio

Per quanto riguarda l’applicazione del bracciale per la corretta misurazione della pressione, è importante effettuare la misurazione sempre sullo stesso braccio, quello con la pressione più alta (braccio dominante) per avere valori sempre coerenti. In tal senso è consigliabile che il proprio medico effettui una doppia misurazione a entrambe le braccia per determinare dove misurare la pressione successivamente.

Effettuare poi le misurazioni nel braccio corretto come segue:

• indossare il bracciale correttamente intorno al braccio (come indicato nel manuale d’uso del dispositivo) facendo attenzione che questo sia della dimensione adeguata;

•  il braccio deve essere nudo;

•  stringere il bracciale, ma non troppo;

• assicurarsi che il bracciale sia posizionato 2 cm sopra il gomito. L’indicatore dell’arteria, normalmente riportato sul bracciale, deve essere posizionato sopra l’arteria che corre lungo il lato interno del braccio.

La scelta dell’apparecchio per la misurazione della pressione e del bracciale è fondamentale, non può mai essere affidata al caso e richiede un’accurata valutazione.  La precisione di un misuratore di pressione dipende anche dalla qualità e dall’efficienza di un bracciale: l’uso di un bracciale troppo piccolo o troppo largo può provocare un importante errore che può portare a una falsa diagnosi d’ipertensione o a errate scelte terapeutiche. L’uso di un unico bracciale “standard” è inadeguato nel 45% dei maschi e nel 28% delle donne.

La camera d’aria gonfiabile deve essere lunga circa quanto la circonferenza del braccio e deve essere contenuta in un rivestimento anelastico, la cui lunghezza deve estendersi oltre l’estremità della camera d’aria gonfiabile. Per fissare il bracciale intorno al braccio, si usano comunemente delle strisce di velcro. Sostituire il bracciale quando il velcro perde aderenza.

Un uso non corretto del bracciale può portare a misurazioni imprecise della Pressione Arteriosa e un bracciale con una camera d’aria di dimensioni inadeguate rispetto al braccio è un’importante fonte di errore:

Camera d’aria troppo piccola: sovrastima della Pressione Arteriosa (situazione più comune rispetto all’uso di una camera d’aria sovra dimensionata)

Camera d’aria troppo grande: sottostima i valori pressori

L’uso di camere d’aria troppo strette o corte (sottodimensionate) porta a una sovrastima della Pressione Arteriosa e pertanto ad incorrere in errore sovra-diagnosticando l’Ipertensione. Al contrario, l’uso di camere d’aria troppo ampie o troppo lunghe può portare a una sottostima della Pressione Arteriosa, con la possibilità di diagnosticare come normotesi soggetti ipertesi.

Secondo la BHS (British Hypertension Society), l’EHS (European Society of Hypertension) e l’ESC (European Society of Cardiology) devono essere disponibili un bracciale standard con una camera d’aria idonea per la maggior parte degli adulti, un bracciale grande con una camera d’aria per gli obesi e un bracciale piccolo con una camera d’aria per i soggetti magri e per i bambini.

Ci sono altre importanti considerazioni da fare sulla scelta del corretto bracciale:

• deve essere privo di Latex e PVC, per evitare il rischio di shock anafilattico nelle persone allergiche

• se conico presenta vantaggi rispetto a quelli rettangolari, adattandosi meglio alla forma del braccio e consentendo un’accurata misurazione in braccia di dimensioni differenti.

• se la camera d’aria è in TPU ha una maggiore durata e resistenza

non si deve sgonfiare troppo rapidamente, ciò può indurre a sottostimare la pressione sistolica e sovrastimare quella diastolica.

• nel caso si tratti di un bracciale morbido, è consigliato scegliere quelli dotati di anello autotirante, che semplifica l’autoposizionamento

L’acquisto di un apparecchio e di bracciale/i adeguati come abbiamo visto richiede un’accurata valutazione degli aspetti tecnici riportati (e dimostrati) dai produttori; si tratta di un piccolo sforzo in termini di impegno e tempo, abbondantemente ripagato dai risultati in termini di accuratezza dei risultati.

Palmira Nessun commento

L’ICTUS PUO’ ESSERE EREDITARIO?

Secondo una ricerca, condotta dai ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia, pubblicata sulla rivista Circulation Cardiovascular Genetics, le potenziali persone che possono incorrere in ICTUS hanno fino al 60% di probabilità in più di presentare un’ostruzione improvvisa o la rottura di un vaso sanguigno quando ci sono fratelli o sorelle che hanno avuto un ICTUS. È infatti emerso che il rischio di ICTUS per i pazienti di 55 anni o più giovani è due volte più alto se i loro fratelli hanno avuto un ICTUS a 55 anni o prima.

I risultati fanno parte di un ampio studio che ha analizzato la combinazione di fattori quali l’età, il sesso e i fratelli sul rischio di incorrere in un ICTUS.

I ricercatori, all’interno dello studio, hanno esaminato i documenti di dimissione ospedaliera e la causa di morte sui certificati di decesso di quasi 31.000 persone che avevano fratelli colpiti da ICTUS e di quasi 153.000 adulti della stessa età senza fratelli con storia di ICTUS.

Le conclusioni tratte dai ricercatori più che di “ereditarietà dell’ICTUS” parlano di “predisposizione genetica”, ovvero di una tendenza a presentare fattori di rischio ICTUS a livello familiare. Chi ha in famiglia uno o più casi di ICTUS deve essere quindi informato e motivato a intraprendere maggiori azioni preventive e a prestare maggiore attenzione alle abitudini di vita come la dieta, l’esercizio fisico e il controllo della Pressione Arteriosa. Per questo, quando l’ICTUS è causato da disfunzioni specifiche come l’Ipertensione Arteriosa allora è necessario porre attenzione alla prevenzione e alla cura delle patologie stesse proprio affinché non provochino, come conseguenza, l’ICTUS.

L’ICTUS non è una malattia primaria, solitamente deriva da altre patologie vascolari e queste ultime sono spesso ereditarie a livello genetico (come, ad esempio, l’Ipertensione e la Fibrillazione Atriale).

La familiarità all’ICTUS si aggiunge quindi ai fattori di rischio che secondo gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresenta la terza causa di morte a livello mondiale per entrambi i sessi, e la prima causa di invalidità negli adulti.

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE

La prevenzione gioca un ruolo fondamentale! Sia che in famiglia siano presenti uno o più casi di ICTUS, sia che non lo siano, il consiglio è quello di attuare una prevenzione completa contro le malattie cardiovascolari in genere. Ciò che è necessario fare per una corretta prevenzione è:

•             Cambiare stile di vita, adottando abitudini più sane come una corretta alimentazione: diversi studi scientifici dimostrano come una dieta equilibrata prevede la riduzione del consumo di grassi e condimenti di origine animale, privilegiando i grassi di origine vegetale come l’olio extravergine d’oliva, la riduzione del consumo di carni rosse, fritti e zucchero, aumentando il consumo di pesce, frutta e verdura, cereali integrali e legumi. Occorre anche ridurre fortemente il consumo di sale e limitare gli alcolici.

•             Smettere di fumare: secondo l’American Heart Association le patologie cardiovascolari hanno un’incidenza del 70% in più nei fumatori rispetto ai non fumatori. In generale dopo 5 anni da quando si smette di fumare, il rischio ICTUS si riduce al pari di quello di un non fumatore.

•             Fare attività fisica: Quando si parla di attività fisica, non ci si riferisce esclusivamente agli esercizi aerobici come il jogging, il footing, il nuoto, ma anche ad altre attività che si effettuano quotidianamente quali salire le scale, parcheggiare l’auto lontano, fare giardinaggio, ecc….

In ultimo e di rilevante importanza è il consiglio di eseguire regolarmente esami di screening e controllo di glicemia e colesterolo ma soprattutto il monitoraggio giornaliero di Pressione Arteriosa e Fibrillazione Atriale, con misurati clinicamente validati e precisi.

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PREECLAMPSIA O GESTOSI: UNA COMPLICANZA DELLA GRAVIDANZA

La preeclampsia, comunemente conosciuta con il termine gestosi, è una complicazione legata alla gravidanza e potenzialmente pericolosa sia per la mamma sia per il neonato. Alla base della malattia si riconosce un’alterazione nello sviluppo della placenta e dei vasi sanguigni che la irrorano, che può danneggiare lo scambio materno-fetale e rallentare la crescita del feto all’interno dell’utero.

La preeclampsia si manifesta raramente prima della 20° settimana di gravidanza. Frequentemente compare dopo 24-26 settimane, abitualmente verso la fine della gravidanza. Si può verificare, seppure più raramente, anche nelle prime sei settimane dopo il parto.

 I segnali iniziali della preeclampsia possono includere: pressione alta (Ipertensione Arteriosa) e presenza di proteine nelle urine (proteinuria) che vengono rilevate durante le visite e i controlli periodici previsti in gravidanza.

In alcuni casi, possono comparire anche dei disturbi (sintomi) come:

  • dolore addominale,
  • forte mal di testa,
  • nausea e vomito,
  • visione offuscata o lampi visivi,
  • tremori alle mani,
  • aumento di peso di oltre 5 chili in una settimana,
  • dolore sotto le costole,
  • dolorabilità al fegato.

Se si nota la comparsa di uno di questi sintomi è importante rivolgersi immediatamente al proprio medico curante.  Anche se nella maggior parte dei casi la preeclampsia non provoca altri problemi e migliora subito dopo il parto, il rischio che possano verificarsi complicazioni gravi, sia per la madre che per il bambino, esiste.

FATTORI DI RISCHIO PREECLAMPSIA

Le cause della preeclampsia non sono ancora note. Tra i fattori che possono aumentare la probabilità di sviluppare la preeclampsia sono state individuate:

  • diabete
  • pressione alta
  • riduzione delle piastrine (<100.000/mm3)
  • danni nella funzionalità del fegato (livelli di transaminasi raddoppiati rispetto alla concentrazione normale)
  •  insufficienza renale (creatinina sierica >1,1 mg/dl)
  • obesità
  • sindrome da anticorpi antifosfolipidi (una malattia autoimmune)
  • preeclampsia in una precedente gravidanza
  • avere familiari che hanno avuto la preeclampsia (storia familiare per la malattia)
  • età oltre i 40 anni
  • gravidanza gemellare

Non è ancora possibile prevenire efficacemente la preeclampsia. Tuttavia, il modo più efficace per identificare la preeclampsia è la verifica dei fattori di rischio noti per riconoscere prima possibile le donne che potrebbero esserne colpite e indirizzarle ad ambulatori specialistici che le seguano strettamente nel primo trimestre di gravidanza, quando vi è ancora possibilità di modificare una anomalia nella formazione della placenta. L’accertamento della malattia è eseguito facilmente mediante il controllo della Pressione Arteriosa e l’esecuzione di esami del sangue e delle urine prescritti dal medico.

PREVENZIONE

Occorre migliorare la consulenza da offrire attivamente alle donne in gravidanza, con particolare attenzione alle persone a rischio e/o con Pressione Alta, per promuovere la conoscenza sulla preeclampsia e sull’importanza di individuarla il prima possibile (diagnosi precoce). Tutte le donne, prima e dopo il parto, devono ricevere informazioni sui segni e sui disturbi che essa provoca e, qualora sospettino di esserne colpite, sull’importanza di segnalarlo rapidamente ai professionisti sanitari che le seguono in gravidanza.

UN SEMPLICE GESTO: IL MONITORAGGIO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA

La Pressione Arteriosa deve essere rilevata periodicamente in tutte le donne in gravidanza, specialmente se a rischio di preeclampsia. Può essere misurata utilizzando apparecchi ambulatoriali o anche comodamente da casa con misuratori accurati e precisi, validati per la misurazione della pressione in gravidanza.

Le donne devono essere istruite sulle modalità appropriate del controllo e dell’interpretazione dei valori della Pressione Arteriosa con particolare riguardo al riconoscimento dei segnali di allarme che richiedono il coinvolgimento di un medico. Per il monitoraggio della Pressione Arteriosa è importante tenere presente che in gravidanza si considera normale una pressione <140/90 mmHg.

Valentina Pasquali Nessun commento

DIFFERENZE TRA ICTUS E ANEURISMA CEREBRALE

L’ICTUS emorragico è il risultato della rottura di un vaso sanguigno a livello del cervello. Si tratta dell’ICTUS meno frequente ma più pericoloso.
Le cause possono essere differenti:

  • improvviso aumento della Pressione Arteriosa (in questo caso si verifica spesso un’emorragia cerebrale)
  • rottura di un aneurisma, cioè di una porzione della parete di un’arteria malformata
  • alterata coagulazione del sangue, per esempio dopo un trattamento con farmaci anticoagulanti.

L’aneurisma cerebrale è quindi una delle possibili cause di ICTUS emorragico.

Aunerisma celebrale

L’Aneurisma è una piccola area della parete di un’arteria cerebrale, danneggiata ed indebolita che si dilata formando una “sacca”. In seguito a sollecitazioni della Pressione Arteriosa, l’aneurisma può crescere e rompersi provocando una fuoriuscita di sangue e causando una Emorragia Subaracnoidea.

Gli aneurismi più piccoli di solito non danno sintomi. Ma se questi si ingrandiscono, possono causare cefalea; e se diventano molto grandi, possono comprimere il tessuto cerebrale o i nervi adiacenti, con disturbi della visione, formicoli o debolezza agli arti, problemi di memoria, disturbi della parola e crisi convulsive.

La rottura di un aneurisma è molto pericolosa perché causa un’emorragia cerebrale spesso fatale. Il sintomo più comune è un mal di testa forte e improvviso, come «una pugnalata alla testa», nausea, vomito, rigidità alla testa e anche perdita di coscienza. Non si conosce l’esatta causa del sanguinamento di un aneurisma né si può prevedere la sua rottura. Le seguenti condizioni aumentano il rischio di sanguinamento:

  • Aumento della pressione arteriosa in seguito ad uno sforzo o ad una forte emozione
  • Farmaci anticoagulanti oppure l’utilizzo di droghe

Si stima che una persona ogni 15 conviva con un aneurisma cerebrale senza saperlo, ma il rischio di rottura è molto basso se l’aneurisma ha un diametro sotto il centimetro.

Terapie e interventi

  • Terapia medica: se ci si trova di fronte ad aneurismi piccoli, non rotti che non producono sintomi elevati possono essere controllati e trattati solo se tendono a crescere, causano sintomi clinici oppure si rompono. In questi casi è molto importante un abituale monitoraggio della Pressione Arteriosa e un controllo annuale della colesterolemia così come indagini strumentali periodiche per controllare eventuali variazioni di dimensione e forma.
  • Intervento Neurochirurgico: il paziente è posto in anestesia generale e viene praticata una piccola apertura nel cranio; parte del tessuto cerebrale viene delicatamente spostato e l’aneurisma esposto chirurgicamente. Per un intervento senza complicazioni la degenza in ospedale è di circa sette giorni. Una ripresa completa si ha normalmente entro 4-6 settimane.
  • Intervento Endovascolare: l’aneurisma può essere trattato dall’interno del vaso. Questa procedura inizia con un’angiografia, ovvero mediante un micro-catetere che viene introdotto attraverso le arterie all’interno dell’aneurisma. La degenza in ospedale dopo l’intervento senza complicanze è usualmente di circa 7 giorni.

Possibili complicanze del trattamento di un aneurisma

Fino a quando l’aneurisma non è stato completamente espulso dal circolo ematico, c’è sempre il rischio di nuovi sanguinamenti, causa di ulteriori danni cerebrali. Il trattamento dell’aneurisma presenta dei rischi di mortalità e di danni cerebrali, sovrapponibili per le due modalità di trattamento, i quali possono presentarsi come: debolezza o paralisi agli arti, difficoltà nel parlare o nel comprendere il linguaggio, perdita della vista, dell’olfatto, confusione, perdita della memoria e/o crisi convulsive.

La prevenzione rimane sempre l’arma fondamentale contro l’ICTUS. Un esempio? L’80% degli ICTUS si verifica nelle persone ipertese. Ecco perché controllare e abbassare la pressione sanguigna è la prima mossa da mettere in atto insieme ad uno stile di vita salutare, all’eliminazione del fumo e al controllo del peso.