Magazine ICTUS

Gli ICTUS portano con sé criticità che devono essere gestite da personale medico e infermieristico dedicato e formato.

A ottobre a Bologna si è tenuto il 50° Congresso della Società Italiana di Neurologia (SIN) e tra i vari temi affrontati si è parlato anche di ICTUS, in occasione di un simposio congiunto SIN – Ministero della Salute. Il presidente della SIN, Gianluigi Mancardi, ha presentato una relazione sull’organizzazione in Italia dell’assistenza all’ICTUS, riportando i dati di un’indagine effettuata dai segretari regionali della SIN insieme all’Associazione Autonoma Aderente ISO-STROKE e ad ALICe Italia Onlus, l’associazione per la lotta all’ICTUS cerebrale.

Dall’indagine è emersa una forte carenza sul territorio nazionale di letti dedicati all’ICTUS, ovvero di letti monitorati e con personale medico e infermieristico dedicato. A fronte di un fabbisogno di circa 1.900 letti, in Italia attualmente ne sono attivi 1.170 con uno squilibrio tra nord e sud, ad esempio in regioni come Lazio e Campania. Anche gli interventisti neuro-vascolari sono mal distribuiti e alcune regioni risultano più scoperte di altre, rendendo a volte difficile intervenire rapidamente su pazienti colpiti da ICTUS. Le istituzioni si sono dette molto interessate ad affrontare il problema, sia riorganizzando le reti regionali di assistenza all’ICTUS, sia attivando percorsi formativi quadriennali a cui possono accedere gli specialisti provenienti da differenti discipline.

È molto importante avere, negli ospedali, dei letti dedicati alla gestione dell’ICTUS, con personale formato per affrontare le criticità che il paziente con ICTUS porta con sé. Nei pazienti seguiti da personale formato adeguatamente si riduce notevolmente la mortalità e la disabilità residua.

Ricordiamo infatti che l’ICTUS in Italia è la prima causa di invalidità, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte e colpisce circa 660 persone al giorno, con costi altissimi sia per il Sistema Sanitario Nazionale, che per le famiglie. Considerando le stime attuali di prevalenza, è stato possibile effettuare una valutazione globale del costo delle prestazioni sanitarie dirette dell’ICTUS in Italia, che ammontano a circa 3,7 miliardi di euro per anno, quasi il 4% delle spese sanitarie nel nostro Paese. I costi indiretti per le famiglie sono stimati in 3 volte i costi diretti.

Ecco perché è così importante intervenire sia sulla presa in carico immediata del paziente colpito da ICTUS, per limitare il più possibile un esito di disabilità grave, sia sulla prevenzione. Prevenire l’ICTUS in molti casi è possibile, lavorando sullo stile di vita per andare a ridurre fattori di rischio come diabete, obesità e ipertensione e facendo screening ad hoc, come quello relativo alla Fibrillazione Atriale, che da sola causa circa il 20% degli ICTUS ischemici.

Lo screening della Fibrillazione Atriale è un’attività che può partire anche dalle singole persone. Alcuni studi hanno infatti valutato l’accuratezza e l’efficacia del misuratore della pressione arteriosa Microlife AFIB come strumento di screening domiciliare della Fibrillazione Atriale asintomatica nei pazienti a rischio di ICTUS cardioembolico.

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