Magazine Fibrillazione Atriale

La fibrillazione atriale è uno dei disturbi più frequenti del ritmo cardiaco, responsabile del 20% degli ictus ischemici, esponendo chi ne è affetto a un rischio ictus da 3 a 5 volte superiore rispetto alle persone con ritmo cardiaco regolare.
Generalmente, in presenza di fibrillazione atriale, i primi trattamenti per controllarla sono di tipo farmacologico e, qualora la terapia antiaritmica si dimostri inefficace, è necessario ricorrere all’ablazione cardiaca.

Questa tecnica viene eseguita per via transcatetere, introducendo un tubo sottile e flessibile nei vasi sanguigni, finalizzata a rendere “inoffensivo” il tessuto che causa il battito anomalo.

Le procedure di ablazione cardiaca fino ad oggi utilizzate sono di tipo termico e generano una lesione attraverso il riscaldamento o il raffreddamento del muscolo cardiaco.

Con questa soluzione però si va ad agire indiscriminatamente su tutti i tipi di tessuto, anche quello che non necessita di trattamento e, nonostante l’evoluzione e i notevoli miglioramenti delle tecniche nel tempo, può provocare danni collaterali ai tessuti vicini alla zona bersaglio.

Per risolvere questa problematica è stato brevettato e applicato un nuovo sistema di ablazione definito a “campo pulsato” o “elettroporazione”.

È basato appunto su campi elettrici pulsati che agiscono esclusivamente sulle cellule bersaglio (cardiomiociti) non causando effetti termici sui tessuti vicini.

Da cosa è data la sua efficacia?

A differenza dell’ablazione tradizionale, l’elettroporazione prevede l’applicazione di un’energia fino a 1500-2000 volt ma per un periodo di tempo brevissimo, si tratta di microsecondi.

La durata dell’applicazione di energia è così ridotta che il tessuto circostante la zona bersaglio non ha il tempo di scaldarsi e di essere danneggiato.

I risultati sono paragonabili a quelli ottenuti mediante ablazione termica in termini di efficacia ma con meno complicanze e tempi procedurali ridotti, costituendo una vera e propria rivoluzione.

L’esecuzione dell’elettroporazione, infatti, avviene in circa 30-40 minuti e i pazienti vengono dimessi in 48 ore.
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