Magazine Fibrillazione Atriale, ICTUS, Ipertensione Arteriosa, Pressione Arteriosa

Il Long Covid è una condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano o si sviluppano dopo un’infezione acuta di Covid 19:

  • se i sintomi continuano a manifestarsi oltre quattro settimane dall’infezione fino a 12 settimane, si parla di malattia Covid 19 sintomatica persistente;
  • se i sintomi si prolungano per più di 12 settimane e non possono essere spiegati da nessun’altra condizione, si parla di “Sindrome post Covid”.

    Il Long Covid include entrambe queste condizioni.

I sintomi generali più frequenti includono:

  • astenia importante e persistente
  • aumento Pressione Arteriosa
  • inappetenza
  • debolezza muscolare
  • febbre
  • dolori diffusi
  • mialgie
  • peggioramento della qualità della vita
  • “nebbia mentale”, problemi di memoria e difficoltà a concentrarsi
  • perdita dell’olfatto e del gusto

Alcuni sintomi del Long Covid sembrano simili a quelli della Sindrome da fatica cronica, tuttavia, rispetto a questa, il Long Covid sembra manifestarsi con uno spettro più ampio di sintomi.

Importanti sembrano essere le conseguenze neurologiche (cefalea, ansia e stress, oltre alle difficoltà di concentrazione e attenzione) e cardio-respiratorie (dolore al petto, tachicardia e palpitazioni, dispnea, aritmie, ICTUS e tosse persistente). Non è ancora chiaro se tutto ciò sia conseguenza di un danno esercitato direttamente dal virus contro uno o più organi, o dalla risposta immunitaria innescata sempre dal virus.

Nonostante il vasto impatto sulla popolazione, e sebbene sia stata riconosciuta come una entità clinica specifica, le conoscenze sul Long Covid sono tuttora scarse e oggetto di numerose indagini ma è bene parlarne e fare ricerca.

LONG COVID CARDIOVASCOLARE

Una ricerca osservazionale pubblicata su Nature Medicine e coordinata da Ziyad Al-Aly della Washington University di St. Louis, nel Missouri, ritiene che l’aumento della probabilità di sviluppare un ICTUS nell’anno dopo l’infezione da Covid sale del 52% rispetto alla popolazione di controllo, il che vuol dire che su 1000 persone ci sono 4 soggetti in più che vanno incontro al problema cerebrale.

La ricerca colpisce per la potenziale durata degli effetti di Covid 19 anche dopo che il quadro infettivo si è risolto. Infatti, oltre ai dati preoccupanti sulle probabilità di sviluppare un ICTUS o uno scompenso cardiaco, si è osservato anche un incremento del rischio di aritmie e dei processi coagulativi, oltre ad un maggior tasso di infiammazione come miocarditi e pericarditi.

Quello che si sta scoprendo, giorno dopo giorno, è il peso delle conseguenze sul muscolo cardiaco legate all’infezione da Covid, anche a distanza di mesi: si parla di Long Covid cardiovascolare, per segnalare come occorra seguire nel tempo non solo chi ha superato l’infezione e già aveva problemi di salute al cuore ed arterie, ma anche per quanti iniziano a manifestare segni e sintomi di sofferenza cardiaca legati ai postumi dell’infezione virale e della risposta dell’organismo. I principali sintomi cardiovascolari riguardano il senso di oppressione e di dolore al petto, tachicardia e palpitazioni al minimo sforzo, aritmie e brusche variazione della Pressione Arteriosa.

Uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology portato avanti da un gruppo di esperti americani, ha identificato con il termine PASC (Sequele Post Acute da Sars-CoV-2) il Long Covid di tipo cardiovascolare.

Gli esperti hanno provato a dividere la PASC in due popolazioni, proponendo strade diverse per il monitoraggio della situazione. La prima coinvolge chi presenta una vera e propria patologia cardiovascolare che giustifica i disturbi noti con sintomi nuovi o in peggioramento e se il paziente ha avuto complicanze cardiache documentate durante l’infezione da Covid, nella seconda, invece, gli esami diagnostici standard non identificano una malattia cardiaca specifica ma sono presenti sintomi tipici come tachicardia, intolleranza all’esercizio, dolore toracico e mancanza di respiro.

In tutti i casi sono necessari test che andrebbero sempre eseguiti dopo l’infezione, per monitorare a distanza il benessere cardiovascolare.

COSA FARE SE SI E’COLPITI DA LONG COVID CARDIOVASCOLARE

In chi affronta il Long Covid, oltre che con i classici esami di laboratorio, la situazione andrebbe valutata attraverso elettrocardiogramma, ecocardiografia, studio del ritmo cardiaco e test respiratori, con visita cardiologica mirata in caso di alterazioni evidenti. Particolare attenzione andrebbe riservata a chi presenta tachicardia, aritmie come la Fibrillazione Atriale e bassa resistenza allo sforzo fisico, visto che queste condizioni portano la persona alla classica “sindrome da divano”. Occorre evitare che subentri una forte sedentarietà, legata all’intolleranza allo sforzo, che può far precipitare la situazione cardiocircolatorie. Inizialmente è consigliato l’esercizio in posizione sdraiata o semi-sdraiata, come ciclismo, nuoto o canottaggio, per poi passare all’esercizio in posizione eretta man mano che migliora la capacità di stare in piedi senza affanno. Anche la durata dell’esercizio dovrebbe essere inizialmente breve (10/15 minuti al giorno), con aumenti graduali.

L’assistenza alle persone affette da Covid-19 non deve concludersi al termine della convalescenza e dell’isolamento ma è importante che queste persone vengano seguite a posteriori. Il medico di famiglia può consigliare l’inserimento in uno dei numerosi studi clinici disponibili in ogni città per il monitoraggio e la ricerca sul Long Covid.

Una stretta cooperazione interdisciplinare è necessaria per l’assistenza completa delle persone che risentono del Long Covid: equipe di specialisti provenienti da più discipline offrono la loro assistenza a chi ancora soffre a causa dell’infezione da SARS-CoV-2.

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