A cura di
Prof. Stefano Omboni
Istituto Italiano di Telemedicina e Department of Cardiology, Sechenov First Moscow State Medical University
SCREENING DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE MEDIANTE MISURAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA
Tradizionalmente il modo più semplice ed utilizzato per effettuare uno screening della fibrillazione atriale è la palpazione del polso radiale, che andrebbe effettuata in maniera opportunistica nei soggetti di età ?65 anni e in maniera sistematica nei soggetti di età ?75 anni o di ogni età con fattori di rischio per ictus. Il limite di questo approccio è la bassa specificità, cioè l’alta percentuale di falsi positivi (tra il 20 e il 30%). Altre tecnologie di screening che includono elettrocardiografi portatili monocanale, smartwatch, o app che rilevano la forma d’onda pulsatile del dito mediante la fotocamera dello smartphone si sono rivelate utili, anche se non sempre facilmente reperibili. Questi strumenti peraltro necessitano di un’attenta collaborazione del paziente in fase di rilevazione per evitare artefatti ed inaccuratezze.
Negli ultimi anni è stata introdotta una nuova e semplice forma di screening basata su una tecnologia di rilevazione della fibrillazione atriale mediante misurazione automatica della pressione al braccio. Il successo di questa metodica è legata a vari fattori. In primo luogo, la misurazione della pressione arteriosa sia nell’ambulatorio medico che a casa è una pratica piuttosto comune, soprattutto negli anziani, e quindi il potenziale accesso a questa metodica di screening risulta piuttosto ampio nella popolazione. In secondo luogo, l’ipertensione arteriosa, una condizione molto diffusa nella popolazione anziana, può raddoppiare il rischio di fibrillazione atriale, e quindi la probabilità di rilevare questa condizione in un iperteso durante la misurazione della pressione aumenta rispetto ad un soggetto normoteso. In terzo luogo, essendo basata su una procedura semplice che non necessita di particolare attenzione da parte del paziente risulta più accurata di altre metodologie di screening. Infine, questa metodica di screening della fibrillazione atriale ha dimostrato una bassa percentuale di falsi negativi (5%) e di falsi positivi (6%) (1, 2).
Va ricordato che, indipendentemente dal tipo di approccio allo screening utilizzato, la diagnosi deve essere sempre confermata da un tracciato ECG su singola derivazione della durata di almeno 30 sec o da un ECG a 12 derivazioni, valutato da un medico esperto nell’interpretazione di anomalie del ritmo cardiaco.
RECENTI EVIDENZE DELL’IMPORTANZA DELLO SCREENING DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE MEDIANTE MISURAZIONE AUTOMATICA DELLA PRESSIONE
La fibrillazione atriale si presente in circa un terzo dei pazienti in forma asintomatica (o silente). Per identificare questa forma molto pericolosa è necessario uno screening sistematico dei soggetti a rischio.
Per questa ragione in un recente studio prospettico Italiano è stata valutata l’incidenza di fibrillazione atriale silente in 14.987 anziani di età ?65 anni (3). Ai pazienti veniva misurata la pressione arteriosa con un misuratore Microlife Watch BP Office dotato di tecnologia per la rilevazione della fibrillazione atriale. In caso di positività per fibrillazione atriale, la stessa veniva confermata da un elettrocardiogramma effettuato da un cardiologo presso il pronto soccorso. L’incidenza di ogni forma di fibrillazione atriale è risultata in linea con quanto noto a livello epidemiologico (2.25% pazienti anno). L’aritmia è risultata più frequente nei maschi anziani, obesi, e nei pazienti con precedente ictus, scompenso cardiaco e insufficienza renale cronica. In uno su quattro pazienti con fibrillazione atriale (0.56% pazienti anni sul totale) è stata diagnosticata una forma silente. Questa era più frequente nelle donne, in età più avanzata (>80 anni), e nei soggetti con valori pressori sistolici più elevati, confermando l’importanza dell’ipertensione arteriosa nella genesi della fibrillazione atriale.
Questo studio ha confermato l’utilità della tecnologia Microlife AFIB nell’ambulatorio medico, per effettuare lo screening della fibrillazione atriale.
APPROCCIO ALLO SCREENING DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE CON LA TECNOLOGIA MICROLIFE AFIB
La rilevazione di fibrillazione atriale risultata tanto più accurata quante più misurazioni vengono effettuate. Una misurazione isolata identificata come affetta da aritmia da fibrillazione atriale non è sufficiente per sospettare la presenza di questa aritmia, soprattutto nei soggetti giovani nei quali l’aritmia respiratoria può mimare una fibrillazione atriale.
E’ quindi necessario effettuare una sequenza di almeno tre misurazioni e in almeno due su tre di esse deve essere rilevata la presenza di una possibile fibrillazione atriale (4, 5). Una proposta di corretta procedura di screening è schematizzata in figura.
Ovviamente, essendo la metodica basata sulla misurazione della pressione utile esclusivamente per lo screening, ma non per la diagnosi definitiva di fibrillazione atriale, questa deve essere confermata da un elettrocardiogramma, come precedentemente indicato.
Riferimenti bibliografici
1. Stergiou GS, Kyriakoulis KG, Stambolliu E, Destounis A, Karpettas N, Kalogeropoulos P, Kollias A. Blood pressure measurement in atrial fibrillation: review and meta-analysis of evidence on accuracy and clinical relevance. J Hypertens. 2019;37(12):2430-41.
2. Clark CE, McDonagh STJ, McManus RJ. Accuracy of automated blood pressure measurements in the presence of atrial fibrillation: systematic review and meta-analysis. J Hum Hypertens. 2019;33(5):352-64.
3. Denas G, Battaggia A, Fusello M, Franco-Novelletto B, Cancian M, Scalisi A, Pengo V. General population screening for atrial fibrillation with an automated rhythm-detection blood pressure device. Int J Cardiol. 2021;322:265-70.
4. Omboni S, Verberk WJ. Opportunistic screening of atrial fibrillation by automatic blood pressure measurement in the community. BMJ Open. 2016;6(4):e010745.
5. Verberk WJ, Omboni S, Kollias A, Stergiou GS. Screening for atrial fibrillation with automated blood pressure measurement: Research evidence and practice recommendations. Int J Cardiol. 2016;203:465-73.