A volte, è possibile che l’ICTUS si manifesti senza particolari segni premonitori, e in alcuni casi potrebbe esserci un deficit circolatorio al cervello senza essersene accorti. Ciò capita quando si verifica un TIA, o Attacco Ischemico Transitorio. Il TIA è un calo temporaneo nell’afflusso di sangue al cervello, sufficiente a determinare un deficit che in generale non è tanto prolungato da indurre alla morte dei neuroni. Normalmente, al termine dell’episodio ischemico, cioè, quando si conclude il deficit circolatorio, la persona torna in una situazione normale.
Questo segnale d’allarme, che può manifestarsi in diversi modi, è estremamente importante. 1 persona su 3 tra quelle che hanno avuto un TIA è destinata ad andare incontro a un vero e proprio ICTUS, che in 1 caso su 5 compare entro un anno. Per questo occorre fare molta attenzione ad alcuni segni premonitori, come il torpore improvviso di una gamba o di un braccio con perdita di forza, il calo della vista, un’improvvisa difficoltà nel parlare. Riconoscere il TIA, quindi, è fondamentale perché consente di diagnosticare l’eventuale lesione alle carotidi o altre arterie e quindi di mettere in atto una prevenzione sia attraverso il continuo monitoraggio di Pressione Arteriosa e Fibrillazione Atriale sia attraverso farmaci che mantengano diluito il sangue oppure, in extremis, attraverso intervento chirurgico.
L’Attacco Ischemico Transitorio può essere precursore di una malattia cerebrovascolare più pericolosa: l’ICTUS ischemico. L’ICTUS ischemico si verifica quando i neuroni, privi di ossigeno e nutrienti, a causa di un inadeguato flusso sanguigno, vanno incontro ad una morte irreversibile. In questo caso le cellule danneggiate non recuperano le loro funzioni, e il danno neurologico conseguente è praticamente permanente.
STUDI ED EVIDENZE SCIENTIFICHE SUL TIA
Negli anni l’attenzione posta sui casi di TIA è aumentata: grazie a molti studi è stato scoperto che questi Attacchi Ischemici Transitori sono spesso seguiti da un ICTUS vero e proprio.
A tal proposito è stata pubblicata una revisione sistematica sulla rivista JAMA, ovvero il Journal of American Medical Association, che analizza e riassume studi clinici condotti negli ultimi anni, fornendo maggiore specificità sulle evidenze scientifiche riguardo i TIA.
L’analisi gira attorno al quesito riguardo l’incidenza con cui si presenta un ICTUS ischemico dopo che si è verificato un TIA. Come viene riportato da un articolo di Medical Facts si evince che sono stati selezionati ben 68 studi che risalgono agli ultimi 50 anni, dal 1971 al 2019. Sono stati presi in esame 206.455 individui in totale, il 42% di uomini e il 58% di donne. Le più frequenti malattie concomitanti si sono rivelate l’Ipertensione Arteriosa, il Diabete, le Malattie Vascolari, la Fibrillazione Atriale e l’ ICTUS ischemico.
I risultati dell’analisi parlano chiaro, il rischio di avere un ICTUS ischemico in seguito ad un TIA è stato stimato del:
– 2,4% dopo 2 giorni dal TIA,
– 3,8% dopo 7 giorni dal TIA,
– 4,1% dopo 30 giorni dal TIA,
– 4,7% dopo 90 giorni dal TIA.
In linea generale negli ultimi 20 anni inoltre è emerso che si sono ridotti gli ICTUS conseguenti ad Attacchi Ischemici Transitori. Questa differenza, secondo la rivista Medical Facts, potrebbe essere correlata alla maggior attenzione posta sul problema e al diverso approccio terapeutico: le crescenti evidenze scientifiche hanno permesso non solo di comprendere e gestire meglio gli episodi di TIA, ma anche di affrontare e correggere i principali fattori di rischio, come Ipertensione Arteriosa e Fibrillazione Atriale. Ma dal 2007 in poi è stato riscontrato che l’incidenza di ICTUS conseguenti a TIA non è ulteriormente diminuita rispetto agli anni precedenti. I ricercatori hanno interpretato questo fenomeno come una conseguenza dell’aspettativa di vita sempre più lunga: nonostante il trattamento delle malattie cerebrovascolari e dei fattori di rischio sia migliorato, la popolazione mondiale raggiunge età sempre più avanzate, esponendosi così ad un rischio sempre più elevato di ICTUS.
I dati e le evidenze scientifiche raccolte confermano che avere un Attacco Ischemico Transitorio è un campanello d’allarme davvero importante, in quanto è correlato ad un alto rischio di essere colpiti da un ICTUS ischemico nei giorni o mesi successivi. Ma è possibile cercare di prevenire il più possibile questa situazione tenendo sotto controllo alcuni fattori di rischio come la Pressione Arteriosa e la Fibrillazione Atriale utilizzando un misuratore specificatamente validato e raccomandato per questo utilizzo.
La Fibrillazione Atriale, un’irregolarità del battito del cuore, o aritmia, che non permette a tutto il sangue, di essere pompato nelle camere inferiori del cuore (ventricoli), come accade nelle persone sane. La contrazione irregolare delle camere superiori del cuore (atri) determina un ristagno di sangue che può portare alla formazione di coaguli (grumi). Questi coaguli possono immettersi nella circolazione sanguigna e arrivare al cervello causando un ICTUS ischemico. La Fibrillazione Atriale è responsabile del 20% dei casi di ICTUS ed è quindi la causa principale di questa complicanza vascolare.